Le abitazioni più antiche e interessanti architettonicamente si trovano in quello che può essere definito il centro storico di Cercivento, nella parte più alta del paese, a non più di trecento metri di distanza dalla chiesa.
Salendo lungo la via “da Vìle”, incontriamo subito sulla destra la Casa Pitt, risalente al XVII sec. E' una delle case più antiche di Cercivento; subì un incendio appiccato dai soldati nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale che distrusse gran parte del mobilio interno. Al pian terreno si trova un circolo culturale con osteria, nella nicchia a destra dell’ingresso è custodita una statua della Madonna Immacolata; l'arco in tufo conduce al cortile di Busort.
Proseguendo in salita nella nostra visita, sempre sulla destra, incontriamo l’abitazione forse più particolare e caratteristica di tutto il paese: la Casa Tiridin (o della Costantina, come viene definita su alcuni testi). Un’iscrizione collocata sul grande arco in tufo ci ricorda che la casa è stata costruita nel 1634, dal suddetto arco partono due muri che delimitano il l’ampio e spazioso cortile. La struttura è costruita su due piani caratterizzati da loggiati con quattro e sei archi. La casa prende il nome da Giovanni Dassi (detto "Tiridin"), l'unico proprietario dell'edificio, ed era costituita da camere da letto, piccoli depositi, orto recintato, fienile e stalla; dal 1867 in poi i diversi ambienti vennero assegnati a più persone. In questa casa nacquero diversi commercianti di rilievo per il paese che si spinsero fino in Germania per i loro affari (siamo alla fine del XVII secolo).
Oltre la Casa Tiridin si apre una piccola piazzetta, sulla quale si affaccia un’altra abitazione molto interessante dal punto di vista storico e architettonico: la Casa Morassi. Costruito poco dopo la Tiridin (1690) da Gianfilippo Morassi, l’edificio è caratterizzato da un bel portale in pietra e presentava sulla facciata, fino a non molto tempo fa, un orologio i cui contrappesi in pietra, interni al caseggiato, raggiungevano il pavimento. Attigua alla casa, venne costruita nel 1700 una piccola cappella dedicata alla Madonna, che tuttora conserva diversi oggetti sacri e reliquie; un tempo, presso il selciato antistante la casa si trovava un'ampia vasca che serviva sia per i paesani (che usavano l'acqua per usi domestici) che per gli animali da stalla (che vi si abbeveravano). Quest’abitazione diede i natali a diversi personaggi celebri nella storia del paese; su tutti ricordiamo Padre Felice Maria Morassi (1724-1776), eccellente insegnante di filosofia che prestò il suo servizio anche a Milano e a Roma.
Di seguito alla Casa Morassi troviamo la Casa Vezzi: questa semplice abitazione era la residenza della servitù di Casa Morassi ed è quindi ipotizzabile che la costruzione sia grossomodo coeva. Architettonicamente riscuotono molto interesse l’evidente sostegno in tufo, che sorregge l'intera struttura, e lo spigolo sinistro vistosamente rientrante. All'interno dell'abitazione meritano menzione le volte sui soffitti a pian terreno e le vecchie scale in pietra. L’ingresso dell’abitazione è stretto, quasi “soffocato” fra gli stessi spigolo e sostegno in tufo. Questa è una tipica casa carnica con le pareti bianche e le parti in pietra lasciate ben in vista sugli spigoli.
Dall’altra parte della strada, all’altezza di Casa Vezzi, ecco Casa Citârs, costruita nel lontano 1577 e per questo considerabile la più antica del centro storico. Questa costruzione ospitava, oltre alla residenza del proprietario, una fabbrica di ceramiche che passava di proprietà dal padre al figlio e che era molto rinomata anche fuori dal paese: fra le varie produzioni è interessante segnalare quella di tegole, cornici e addirittura acquasantiere. La materia prima per queste lavorazioni - l'argilla - veniva prelevata sull'argine destro del torrente Gladegna (in località Gjai), trasportata grazie a un mulo in paese e lavorata nel cortile retrostante l'edificio, dove un tempo sorgevano due grandi cisterne per la depurazione dell'argilla. Il nome "Citârs" deriva dal fatto che i ceramisti che vi lavoravano adottavano particolari vernici, molto vivaci, prodotte con l'uso di sostanze vegetali ancora sconosciute. Di particolare interesse sono le statuine religiose prodotte dai "citars" ed esposte in una teca rappresentanti alcune figure religiose: San Giovanni, lo Spirito Santo, due angioletti, il Crocifisso e due statuette della Madonna.