Il contenuto simbolico della raffigurazione è stato rappresentato nella montagna che pare un po’ strana, ed in un Mosè che sembra precariamente arrampicato.
Con il voluto effetto di ribaltamento dello spazio, con il movimento (da sinistra verso destra) che si arresta, con la verticalità a sottolineare il sorprendente incontro uomo-roveto-stella si desidera descrivere la relazione fra l’uomo e Dio in quel preciso contesto.
I simboli (della montagna “impossibile”, del volto coperto, dell’equilibrio instabile e dell’espressione facciale) vogliono suggerire la paura e il fascino inevitabilmente provati - da Mosè come da ogni altro uomo - dentro un’esperienza autenticamente religiosa, nell’incontro con il divino.
Nell’opera troviamo espressa nei segni della quotidianità del popolo nomade la simbologia propria della proposta scout: la tenda, segno della provvisorietà come valore e ricchezza per non trascinare con se i fardelli dell’inutilità, i sandali segno della strada che ciascuno di noi è chiamato a percorrere verso gli altri e verso la Terra Promessa, il bastone e la bisaccia, segno dell’essenzialità che deve accompagnare ogni cammino ed ogni vita, la stella polare riferimento dei pellegrini e segno della Luce che illumina il cammino di ogni uomo.