Opere / VIA DI MARIA

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3. LA NATIVITA' DI GESU'

LA NATIVITA’ DI GESU’

‘Gloria a Dio nel più alto dei cieli’ (Lc 2, 14)

‘Glorie a Diu tal plui alt dai cìi’ (Lc 2, 14)

 

(Dalla Bibbia i brani di riferimento dell’opera realizzata dalla Scuola Mosaicisti del Friuli ed, in breve, il commento/spiegazione di Paolo Orlando autore dei bozzetti. Foto: ULDERICA DA POZZO)

 

Lc 2, 1-14

            In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria.

            Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.

            Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio.

            C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro:

            «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».

E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

            «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

 

Lc 2, 1-14

            In chei dîs al saltà fûr un edit di Cesar August ch’al ordenave il censiment di dute la tiere. Chest prin censiment al fo fat cuant che al jere governadôr de Sirie Cuirin.

            A levin ducj a dâ il lôr non, ognun inte sô citât. Ancje Josef de Galilee, de citât di Nazaret, al lè sù te Gjudee, te citât di David che i disin Betlem, parcè che al jere de cjase e de famee di David, par dâ il so non insieme cun Marie, la sô femine, ch’e stave spietant.

            Intant ch’a jerin li, al rivà par jê il timp di parturî e e parturì il so prin fi. Lu invuluçà tes fassis e lu poià intune grepie, parcè che inte locande nol jere puest par lôr.

            In chê stesse regjon a jerin pastôrs: a veglavin te campagne e vie pe gnot a fasevin la vuaite al lôr trop. L’agnul dal Signôr si presentà denant di lôr e la glorie dal Signôr ju invuluçà di lûs; che di fat a cjaparin un grant spavent. Ma l’agnul ur disè:

            “No stait a vê pôre, parcè che us puarti une gnove ch’e jemplarà di gjonde dut il popul: vuê, te citât di David, us è nassût un salvadôr, ch’al è il Messie, Signôr. E chest us servissarà di segnâl: o cjatarês un frut invuluçât tes fassis e pognet intune grepie”.

E a colp si compagnà cul agnul une fulugne de schirie dal cîl ch’e laudave Diu cussì:

            “Glorie a Diu tal plui alt dai cîi e pâs in tiere ai oms che lui ur vûl ben”.

 

            Gli angeli con il loro canto, i cieli con una stella più luminosa delle altre, la terra con una grotta, gli animali con la loro mangiatoia, il genere umano con Maria: l’intero universo accoglie il suo Creatore, il Signore del cosmo e della storia.

            Nel buio della grotta appare il piccolo segno di un bambino avvolto in fasce, inerme, impotente.

            Con una debole luce Egli inizia a risplendere tra le tenebre, anche se le tenebre non l’accolgono, anche se la culla diventerà un sepolcro per lui, anche se Giuseppe è voltato dall’altra parte e non si capacita di quel che è successo. Maria, con il suo corpo disteso, custodisce il mistero. Accogliendo lei si accoglie il frutto benedetto del suo seno.

La Natività di Gesù [Foto - Nicola Silverio]

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