Opere / VIA DELLA SALVEZZA

3. L'ESODO

3. L'ESODO

L’ESODO

'Gli Israeliti avevano camminato sull’asciutto in mezzo al mare' (Es 14,29)

'I Israelits a lerin indenant a pît sut tal mieç dal mâr' (Es 14,29)

 

(Dalla Bibbia i brani di riferimento dell’opera realizzata dalla Scuola Mosaicisti del Friuli ed, in breve, il commento/spiegazione di Paolo Orlando autore dei bozzetti. Foto: ULDERICA DA POZZO)

 

Es 14,26-15,2

            Il Signore disse a Mosè: "Stendi la mano sul mare: le acque si riversino sugli Egiziani, sui loro carri e i loro cavalieri". Mosè stese la mano sul mare e il mare, sul far del mattino, tornò al suo livello consueto, mentre gli Egiziani, fuggendo, gli si dirigevano contro.

            Il Signore li travolse così in mezzo al mare. Le acque ritornarono e sommersero i carri e i cavalieri di tutto l'esercito del faraone, che erano entrati nel mare dietro a Israele: non ne scampò neppure uno. Invece gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro una muraglia a destra e a sinistra.

            In quel giorno il Signore salvò Israele dalla mano degli Egiziani e Israele vide gli Egiziani morti sulla riva del mare; Israele vide la mano potente con la quale il Signore aveva agito contro l'Egitto e il popolo temette il Signore e credette in lui e nel suo servo Mosè.

            Allora Mosè e gli Israeliti cantarono questo canto al Signore e dissero: "Voglio cantare in onore del Signore: perché ha mirabilmente trionfato, ha gettato in mare cavallo e cavaliere.

            Mia forza e mio canto è il Signore, egli mi ha salvato. È il mio Dio e lo voglio lodare, è il Dio di mio padre e lo voglio esaltare! "

 

Es 14,26-15,2

            Dissàl il Signôr a Mosè: «Slungje la tô man sul mâr: che lis aghis a glòtin i egjssians, i lôr cjârs e i lôr cjavalîrs». Mosè al slungjà la man sul mâr e, sul crichedì, il mâr al tornà te sô place.

            I egjssians, ch'a scjampavin, a lerin juste a petâj intôr e il Signôr al savoltà i egjssians tal mieç dal mâr. Lis aghis a tornàrin e a gloterin ducj i cjârs e i cjavalîrs de armade dal faraon, ch'a jerin jentrâts tal mâr par coriur daûr. No 'n restà un di numar. I israelits, invessit, a lerin indenant a pît sut tal mieç dal mâr e lis aghis ur fasevin di murae a drete e a çampe.

            In chê dì il Signôr al gjavà Israel des grifis dai egjssians e Israel al viodè i egjssians muarts su la rive dal mâr. Israel al viodè che il Signôr al jere stât di peraule cuintri dai egjssians.

Il popul al cjapà pore dal Signôr, al crodè tal Signôr e in Mosè so famei.

Alore Mosè e i fîs di Israel a derin sù chest cjant in onôr dal Signôr: «O cjanti pal Signôr che si è cuviert di glorie, ch'al à strucjât cjaval e cjavalîr tal mâr. Il Signôr al è la mê fuarce e il gno cjant; se le ài puartade fûr al è merit so. Al è lui il gno Diu e jo lu cjanti; il Diu di gno pari, e jo o dîs ben di lui.»

 

 

            Mosè è raffigurato nella festa della prima Pasqua in atteggiamento simile a quello di Gesù risorto. È il celebrato condottiero dell’Esodo, il vincitore degli Egiziani, finiti sommersi nel mar Rosso. Miriam, sua sorella, esulta di gioia e ringrazia Dio per la sconfitta dei persecutori e per la liberazione dalla schiavitù.

            Nella parte alta della scena, Mosè eleva il bastone; è posto su una piccola altura con due gruppi di popolo - in totale undici - uno a destra uno a sinistra; in mezzo ad essi Miriam danzante col tamburello. In basso, invece, gli Egiziani sommersi dai flutti ricadenti.

 

 

Mosè è raffigurato nella festa della prima Pasqua in atteggiamento simile a quello di Gesù risorto
Miriam, sorella di Mosè, esulta di gioia e ringrazia Dio per la sconfitta dei persecutori
Mosè è posto su una altura con due gruppi di popolo, in totale undici
Gli Egiziani sommersi dai flutti ricadenti
L'Esodo (Foto - Stefano Piazza)

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