L’ANNUNCIAZIONE (LA NUOVA CREAZIONE)
‘Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te’ (Lc 1, 28)
‘Salve plene di gracie il Signor al è cun te’ (Lc 1,28)
(Dalla Bibbia i brani di riferimento dell’opera realizzata dalla Scuola Mosaicisti del Friuli ed, in breve, il commento/spiegazione di Paolo Orlando autore dei bozzetti. Foto: ULDERICA DA POZZO)
Lc 1, 26-38
Al sesto mese, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L'angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. 32Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre 33e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all'angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra.
Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch'essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l'angelo si allontanò da lei.
Lc 1, 26-38
Tal sest meis, Diu al mande l’agnul Gabriêl intune sitât da Galilee che j dìsin Nazaret, aì di une fantate, imprometude a un om di non Josèf da cjase di David: la fantate a veve non Marie.
Al entre aì da jei e j dîs: ‘Salve, plene di gracie, il Signôr al è cun tei.’ Sintint chestis peraulis e reste spauride e si domande ce che al podeve volei dî un salût dal gjenar.
Ma l’agnul j dîs: ‘No sta vei poure, Marie, parcè che Diu ti à agrât. Vè! Tu cjaparâs sù tal to grim e tu parturissarâs un frut. Tu j metarâs non Gjesù. Lui al sarà grant e j disaran Fî dal Altissim; il Signôr Idiu j darà la sente di David, so pâri, e al regnarà su la cjase di Jacob par simpri e il so ream nol finissarà mai.’
Alore Marie j dîs al agnul: ‘Cemût podie sucedi dut chest, dal moment che jo no conos om?’ E l’agnul j rispuint: ‘Il Spirtu Sant al vignarà jù sôre di te e la fuarce dal Altissim ti cuviergiarà cu la sô ombrene. Chel ch’al nassarà, j disaran sant, Fî di Diu.
E vè Elisabete, to parantât, a à cjapât su encje jei un frut seben ch’a è vecje e jei che la crodevin sterpe a è già di sîs meis; difat nol è nue che Diu nol podi fâ.’ Alore Marie j dîs: ‘Vè la sierve dal Signôr: ch’a mi sucedi secont la tô paraule.’ E l’agnul a si slontane di jei.
Giorno dopo giorno, le campane continuano a suonare l'Avemaria. Per riportare alla memoria l'inizio di tutto, il punto alfa di una storia finalmente buona per tutti gli uomini.
Infatti, ad una giovane ebrea di Nazaret, si presenta il messaggero del cielo con lo strabiliante annuncio. Dio non si arresta davanti al peccato degli uomini e intende ricominciare da capo, come con Adamo ed Eva, come nel giardino dell’Eden (cui alludono alcuni animali e l’Albero che si vede sull’altura).
Dio ha appoggiato il suo volto sul velo della Vergine, nel grembo di lei Cristo prende colori e forma e personalità umana.
Gli angeli, tutte le potenze celesti, tutte le realtà create si affacciano in un minuscolo villaggio della Galilea, Nazareth. In un piccolo momento del tempo. Col fiato sospeso. In attesa di qualcosa che potrebbe non succedere.
È il capolavoro della divina Sapienza. Tutto l’edificio dell’universo, tutta la trama della storia dipendono dal piccolo assenso di Maria.
Tutto si regge su un minuscolo sassolino.